Vito Zaza
Vito Zaza è nato a Molfetta nel 1939, ha studiato scultura presso l’Istituto d’Arte di Carrara.
Le sue creazioni sono state esposte in varie città d’Italia e all’estero, partecipando a molte mostre personali (Museo Arengario, Monza; Galleria Arte Spazio, Bari; Galleria d’Arte Moderna, Perugia; Galleria Artivisive, Roma, presentata in galleria dal critico d’arte Marcello Venturoli; Solander Gallery, Canberra (Australia); Blaxland Gallery, Sydney ecc.) e mostre collettive. Ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali.
Hanno parlato di lui numerosi critici d’arte tra cui il già citato Marcello Venturoli, Michele Campione, Dario Micacchi, Sergio Rispoli, Gaetano Mongelli.
La sua città, le sue radici, tutta la cultura del mediterraneo pulsano nella sua arte.
Zaza ha modellato l’argilla guidato sostanzialmente da componenti emotive ed intellettuali: «Sono […] i sentimenti profondi di una umanità che palpita, che si interroga, che urla e narra sottovoce, […] che guarda al passato senza struggente nostalgia perché vive nel presente ed è già proiettata nel futuro […]. Ogni opera è un capitolo nel Grande Libro degli esorcismi dell’arte e delle sue magie» (Campione, 1992).
Le sue sculture rivelano l’incanto della materia informe che gradatamente si anima e si armonizza nelle forme, espressioni, volumi, dimenticandone la pesantezza e la fatica della tecnica. La straordinaria sensibilità di Zaza interpreta l’universo femminile: «Le Donne di Vito Zaza, hanno inesauribili capacità di vita perché […] straordinaria è l’attualità dell’invenzione poetica dello scultore» (Campione, 1992).
Marcello Venturoli nel 1980 definisce Zaza: «Senza dubbio un primo e persuasivo punto di arrivo nel quadro dell’arte plastica in Puglia».
Nelle sue creazioni: «I sogni, le speranze, le attese, le illusioni sono lì, tutti insieme a narrare la favola dell’uomo che crea la realtà con la immaginazione della realtà stessa» (Campione, 1992).
(fonte: Museo Diocesano Molfetta)