Concerto "Erodiade" - La violenza dell'amore che vuole
CONCERTO Erodiade (La violenza dell’amore che vuole) da G. Testori - Musica e Drammaturgia G. Tamborrino
OPERA SENZA CANTO per Attrice, Danzatrice e Pianista, Coro di donne e percussioni
Anna Carbotti attrice, Chiara Perrone danzatrice, Elisabetta Fusillo pianoforte e percussioni
Coro di donne: Nicla Russo, Maria Tucci, Andrea Gongeanu, Miriana Moschetti
L’amore che vuole a tutti i costi è l’amore possessivo, egoista, orgoglioso: questo è solo amore per se stessi. Dovremmo essere consapevoli che una persona può non amarci più, insomma, che possiamo perdere la persona amata da un momento all’altro, così come possiamo perdere la vita stessa. È importante fare memoria ogni giorno sulla possibilità che tali avversità accadano, nella convinzione che noi, esseri limitati, possiamo determinare ben poco gli eventi che la realtà ci presenta: non possiamo costringere qualcuno ad amarci per forza! Consideriamo il “genocidio” delle donne in Italia, una vera emergenza sociale, questo è il motivo per cui abbiamo realizzato Erodiade. Vogliamo insomma, porre sotto i riflettori la situazione drammatica che ci troviamo a vivere affinché se ne possa parlare, cercando di vegliare ed eventualmente distogliere chi ci è vicino da propositi così terribili.
«ERODIADE, LA REGINA RIFIUTATA CHE GRONDA AMORE E ODIO»
Dall’intervista di Costantini Emilia all’attrice Maria Paiato.
…sola in palcoscenico, l'antica concubina di Erode parla alla testa del Giovanni Battista, dopo averlo fatto decapitare. «È una donna profondamente concreta e vive con delirante pragmatismo la sua passione amorosa nei confronti del Battista - continua l' attrice - Una passione maledetta, che l'ha condotta a volere la morte del suo amante negato». Sì, perché Erodiade è una donna rifiutata. «Una donna che vive per questo una profonda frustrazione - riprende la Paiato - È pur sempre una regina, dunque un personaggio di potere, poco abituato ad avere rifiuti. Ecco che allora mette in atto la sua strategia per far uccidere l' uomo che desidera: non lo può avere vivo, quindi lo vuole morto. La tremenda vendetta di una donna ferita, colpita nel suo desiderio più intimo». E le sue parole grondano amore e odio. «Quando ho iniziato a leggere questo testo - racconta - puntavo tutto sulla rabbia, sul livore e non mi rendevo conto di sbagliare. Perché Erodiade è talmente innamorata del Battista che non lo fa decapitare per rabbia: la sua è una vendetta, sì, ma struggente e autodistruttiva, tanto da decidere, poi, di morire essa stessa. La vita, senza quell' uomo che non si concede a lei, non può avere senso». Nello spazio vuoto della reggia dove vive la protagonista, si apre un baratro: «Erodiade non solo è stata rifiutata, ma il suo rivale è nientepopodimeno che Dio! La fede, dunque, qualcosa che la regina non riesce neppure a capire. Perché non è la sua fede, quella negli dèi, ma un altro e più alto concetto che non conosce e non accetta. O meglio - aggiunge l'attrice - le parole di Giovanni Battista scalfiscono le sue certezze religiose. E questo la rende ancora più inquieta». «È una bestia sovrumana - conclude la protagonista - che vomita sensualità e dolore».