"Cusse mi je' figghie"
"Cuss mi je' figghie"
da "Cantata per una città. Fatti, cose e personaggi del Novecento"
lauda popolare di V.Maurogiovanni, Luigi Angiuli, Vito Latorre, Giancarlo Ceglie, Cristina Angiuli
La lauda tra Due e Trecento è sicuramente la forma più diffusa di poesia religiosa a carattere popolare. Essa nasce in Umbria, sull’onda della diffusione dei movimenti religiosi, soprattutto di quello francescano, e si configura come una delle prime
espressioni del volgare italiano.
Gli aderenti alle confraternite religiose – famosa tra queste quella dei Flagellanti - persone di varia estrazione sociale ma in maggioranza artigiani e borghesi benestanti, andavano per le strade pregando e cantando, oltre che i tradizionali inni liturgici in latino, nuovi componimenti in volgare: le laude, appunto. Argomenti di queste erano episodi della vita di Cristo, lodi della Madonna o anche temi religiosi come il peccato, la misericordia divina,la speranza.
Le forme erano semplici e popolaresche, costruite sui metri della ballata, ma non mancavano echi della più raffinata poesia cortese contemporanea.
Una voce solista recitava la strofa ed il coro riprendeva con un ritornello: a volte entravano in gioco più voci recitanti e nascevano veri e propri dialoghi in forma drammatica.
Da queste laude drammatiche, tra Trecento e Quattrocento si svilupperanno le sacre rappresentazioni.
Consulenza musicale: Prof. Pierfranco Moliterni
Regia: Cristina Angiuli
Data evento:
Venerdì, 26 Settembre, 2014 - 19:30
Luogo:
Auditorium Vallisa