Lo Stabat Mater è una sequenza latina, una delle 5 rimaste nel Graduale, che veniva eseguita durante la Messa dei Sette Dolori della Madonna nel Breviario; viene ancora utilizzata come inno per la memoria dell’Addolorata (15 Sett.) all’interno della preghiera della Via Crucis. Con ogni probabilità viene attribuita a Jacopone da Todi che l’avrebbe composta intorno al 1303-06. Il testo consta di 20 strofe.
Haydn scrive lo Stabat Mater nel 1767. La prima rappresentazione si crede abbia avuto luogo il 25 marzo 1768 a Vienna, con Haydn direttore dal clavicembalo. Egli attraversa indenne varie epoche, nasce nel 1732, quando Bach ha 47 anni, e muore nel 1809, quando Beethoven ne ha 39, pur mostrando una chiara evoluzione interna e pur rimanendo piuttosto fedele a sé stesso, stabile nelle sue conquiste. Nel corso del Settecento ha luogo una formidabile riflessione sulle nuove forme e sul nuovo linguaggio e Haydn prende in tal senso un posto rilevante.
Stupisce l’intonazione haydniana dello Stabat, un testo intriso di pianto, grondante di dolore, che ha fatto sì che i vari compositori ricorressero all’armamentario più lacrimevole a loro disposizione. Il filone compositivo prevalente era quello napoletano, che derivava in ultima analisi da Pergolesi; Haydn, da questo, sembra volersi discostare e restituisce al testo musicato la dignità propria di un dolore compassato e stilizzato. Il suo dolore è assai nobile e molto interiorizzato. Non ci si strazia di fronte alla morte, non si stracciano le vesti ma si sta in silenzio, e si piange dentro; questo è lo Stabat Mater di Haydn.